La Cavallerizza - Palazzo del Viridario
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Non lontano da Sant’Arcangelo, si elevano grandiosi ed antichi ruderi, muraglie e bastioni, che sono quel che rimane del "Palazzo" dei feudatari del territorio che furono i della Marra, i Carafa e poi i Colonna. La costruzione del Palazzo risale al XIV secolo e nasce come "Viridarium" cioè dimora inserita nel verde, come dimora di campagna della famiglia della Marra giunti da Barletta che, in questi luoghi di virgiliana bellezza, poteva ritirarsi per trascorrere giornate in armonia con la natura. Chiunque visiti i resti della Cavallerizza, si accorge immediatamente di non trovarsi di fronte al classico castello medievale, situato sulla sommità dei colli, a differenza, esso sorge a valle, tra boschi, orti e giardini, privo delle tipiche caratteristiche di masseria. Il Palazzo della Cavallerizza, in una descrizione di Sant’Arcangelo, che ci perviene da un manoscritto di Mandello di Diano, in una cronaca del XVI sec. viene descritto in questo modo: "...vedesi la terra di S.Archangelo benchè fra balze, situata in piano con buone habitationi, e un ordine ben’inteso, si che rassembra più tosto Città, che terra di montagna. Il suo territorio non pure è ampio, ma fertile ed abbondante e per lo più creta bianca, ma producevole di generosi vini, grano et altra frutta. Il popolo vi è molto numeroso il quale pur della bambagia che raccoglie riceve grande utile, non vi mancando gentilhuomini che agiatamente vivono della rendita loro, dimostrandosi in tutte l’occorrenze cortesi e gentili. Nella parte più bassa del distretto alla ripa del fiume Acri vedesi un suntuoso edificio chiamato il Palazzo, quivi fabricato dai signori Principi di Stigliano, padroni del luogo per stanza e ricetto della razza de lor cavalli, famosa non pur in questa provincia ma in tutto il regno...". Quindi la Cavallerizza, famosa il tutto il Regno, fu inserita in varie mappe e carte geografiche dal ‘500 in poi. Si trova così, con la dicitura "il Palazzo", nell’Atlante del Magini (il miglior cartografo del ‘500), , in un’altra del Jansonium del 1647 della "Terra di Bari et Basilicata", ed ancora in altre mappe. (Cfr. C. Cudemo, "La Cavallerizza di Sant'Arcangelo" Ed. Ermes - Potenza 2000) - Episodi Storici del Palazzo del Viridario - Possiamo ipotizzare tre periodi legati alla storia del Maniero. Il primo "del Viridario" (XIV sec.) coincide con la costruzione del Palazzo, ad opera dei primi signori della Marra. Il secondo "del Palazzo" che, come si può notare dalla lettura del territorio, vede Palazzo situato più in alto dell’alveo fluviale, così, in seguito alle piene dell'Agri, si creò l’isolotto nel fiume riportato nella cartografia coeva.. Il terzo periodo, è quello che definiremo "della Cavallerizza". Nel XVI sec, il Palazzo infatti viene arricchito della "carriera" e da un’altra ala, diventando così stazione di una propria razza di equini e delle necessarie strutture necessario per l’ippocultura. I della Marra scelsero Sant’Arcangelo, come sede della Cavallerizza perché il territorio poteva offrire, sia un clima salubre e mite che numerosi pascoli e boschi, il territorio pianeggiante, poi si prestava quale ottima pista di allevamento, oltre alla presenza dell’Agri quale fonte inesauribile d’acqua. Gli appartamenti degli scudieri e dei cavallerizzi, erano situati sopra le scuderie, ancora visibili, e si affacciavano con cinque finestroni sul galoppatoio, a questi si accedeva attraverso una piccola scalinata laterale ancora visibile. Dall'Aldimari, apprendiamo che, oltre all’allevamento dei cavalli nel Viridario di Sant’Arcangelo era praticata un’altra attività: la Falconeria. Attiguo alle scuderie vi era poi la carriera ad archi, coperta, lunga più di 200 metri e larga 8, che serviva ad allenare i cavalli anche al dressaggio guerresco. Oggi della Cavallerizza, purtroppo, non rimangono che ruderi e, delle mura perimetrali è rimasto ben poco, pur essendo in corso una progettazione di recupero e di restauro da parte dei proprietari. Anche il galoppatoio è rimasto come era un tempo, ed è forse proprio da questo che il visitatore, godendo di una visuale sgombra dalle enormi querce che si trovano tutt’intorno, può avere uno sguardo di insieme che lo riconducono indietro nel tempo e al vissuto di tanti anni fa. Tuttavia è tuttora possibile scorgere ciò che rimane delle scuderie, della dimora dei principi e della grande scala principale, insieme alla carriera che risulta essere la parte meglio conservata, e solo recentemente, grazie all’intervento privato della Famiglia Scardaccione, attuale proprietaria, sono iniziati progetti di consolidamento e salvaguardia. (Cfr. C. Cudemo, "La Cavallerizza di Sant'Arcangelo" Ed. Ermes - Potenza 2000) |